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            Capitolo
            quattordicesimo 
            
              
            E poi i
            Resistenti arrivano alla fine montando su dei cavalli senza sella,
            montando in piedi, in piedi tenendo le briglie. E i cavalli
            sull’autostrada salteranno le carcasse di automobili, salteranno a
            gara i cadaveri ed entreranno in città. Cavalli dagli occhi miti ma
            dai muscoli poderosi e cavalieri con lunghe spade sguainate… 
            
              
            
            Su quei cavalli
            monteranno Monno, Nanna, Sandri, i ragazzi del Centro riusciti a
            sfuggire…Centinaia di cavalli galoppanti per le strade, con gli
            zoccoli sull’asfalto, impennati e minacciosi davanti alle
            saracinesche chiuse dei negozi… Centinaia di cavalli e di
            cavalieri circonderanno tutti gli uffici, costringeranno tutti i
            Nocetti e tutti i Tirabuoni a scendere, ad offrire la loro resa
            incondizionata… 
              
            I satelliti avranno
            visto i cavalli arrivare…Da lontano, da prati rinnovati da poco,
            da nuove colture fino ad allora segrete, da ogni parte cresciuti,
            allevati con cura i cavalli, tenuti nascosti e al riparo, addestrati
            alla notte, al caldo, al gelo, addestrati al combattimento e al
            gioco… E giocano, infatti, inerpicandosi sulle scale dei grandi
            magazzini, giocano toccandosi con le grandi teste, rotolandosi
            sull’erba. Cavalli flessuosi e inflessibili, spietati e indolenti
            sdraiati sui marciapiedi, appoggiati ai semafori… 
              
            Da lontano, da ogni
            punto della terra, i cavalli erano stati spinti dai Resistenti a
            varcare le montagne, a guadare i fiumi ed ora eccoli lì, a
            centinaia per le strade del centro… 
            Cavalli addestrati ad
            avvertire la Notte dei Botti in anticipo. E cavalieri addestrati a
            riconoscere i segni. Dalle stalle era cresciuto nei giorni il
            nervosismo che aveva raggiunto i prati, dentro gli steccati, di
            fermento in fermento. E chi scalpitava e chi mordeva il freno,
            alcuni non volevano saperne di biada. I cavalieri sulle prime
            pensavano ad un’epidemia ma poi da tutti i recinti, da ogni punto
            della terra, le notizie si assomigliavano: era l’avvertimento, era
            il nervosismo presago…I satelliti avevano annusato l’odore dei
            cavalli… 
              
            E ora i cavalli sono
            agli ingressi dei grandi magazzini. Si arrampicano sulle scale
            mobili, s’impennano davanti ai commessi, fanno strage di vestiti e
            di cosmetici, rovesciano scansìe piene di piatti, col muso spingono
            i carrelli. Dai grandi magazzini i cavalli che escono sono
            imbrattati da detersivi, profumano, irriconoscibili. Al galoppo,
            sempre al galoppo entrano nelle banche, salgono sui banconi dove gli
            impiegati hanno già riposto il bottino… 
              
            Monno, in piedi su di
            un cavallo rosso-bruno, entra nel bar e trova l’Avvocato. E’ in
            piedi anche lui, ma sul tavolo…’Eccone uno’, dice rivolto a
            Monno, ‘non mi fai paura, non ci fate paura !’, dice:’siete in
            tanti ma non abbastanza perché non siete bene armati! Non bastano
            mica centinaia di cavalli per occupare una città! Al più potete
            occupare un circo! Buffoni! Buffoni!’. Si sbraccia mentre il
            cavallo di Monno drizza le orecchie e gira la testa dall’altra
            parte dove si è nascosto il Concessionario. Davanti al bar sfilano
            al galoppo i Resistenti, molti vengono sollevati di peso, lasciano
            in terra le borse e montano sui cavalli… 
              
            Monno impugna bene la
            spada e senza dire una parola e senza scendere dal cavallo,
            piegandosi molto e sporgendosi, allunga il braccio armato e, con un
            colpo secco, taglia di netto la testa all’Avvocato. Il capo
            mozzato rotola dal tavolo fino ai piedi del Concessionario che si
            ritrae ancor più, tutto raggomitolato in se stesso. Monno rientra
            nel branco dei cavalli che percorre, sempre al galoppo, il viale
            alberato. Si dirige verso una pasticceria, scende e con gran piacere
            nota che non c’è nessuno. Il suo cavallo si sdraia mentre lui
            s’ingozza di tutte i bigné che trova. Gli cresce a vista la
            pancia ma lui continua a mangiare. La pancia ormai è grande come
            un’anguria e prende la forma della testa dell’Avvocato e gli
            parla: ‘Ah, è per questo, è per questo che fate tutto ‘sto
            casino! E’ per strafogarvi che fate tutto questo casino!’ Monno
            si guarda la pancia e non dice niente, continua a masticare… 
              
            Alcuni cavalli scendono
            le scale del metrò e sfrecciano al galoppo lungo le banchine. I
            passeggeri in attesa si schiacciano lungo i muri per non essere
            scaraventati sui binari. Erano scesi giù nei sotterranei sperando
            di evitare il branco al galoppo e ora se li ritrovano lì. Alcuni
            lasciano andare borse e giornali e provano a montare. Qualcuno ci
            riesce aggrappandosi alla criniera. Qualcuno riesce proprio a
            montare e sparisce in un baleno nella galleria. Quelli che restano,
            paralizzati dalla paura, dicono che di quei passeggeri lì non
            bisognava fidarsi neanche prima, che non bisognava scambiare neanche
            le due chiacchiere dell’attesa. A che pro? Tanto c’è la musica
            in ogni stazione e uno non se ne accorge neanche di aspettare il
            metrò. Il Sarto è uno di quelli che maledice i passeggeri che si
            sono aggrappati ai cavalli. Quelli, dice, non sanno distinguere
            neanche i loro interessi. Non sono capaci, non capiscono proprio
            niente. Di quelli, dice, non bisogna mai fidarsi: uno ci parla, dice
            del più e del meno ma poi i risultati sono questi: si mettono
            contro appena cambia il vento. Il vento è tanto sulla banchina.
            Anche ad aggrapparsi ai seggiolini, anche a fare catene umane,
            tenendosi per le braccia, lo sfrecciare di tanti cavalli al galoppo
            ha scaraventato più di uno sui binari. E a quel punto sei perduto
            perché i cavalli ti passano sopra. 
              
            Monno si guarda la
            pancia che è tornata normale, è scomparsa la testa
            dell’Avvocato. Si allontana dal branco, prende una via laterale,
            trova la casa della signora Lamberti. Il cavallo sale le scale, col
            muso bussa alla porta nitrendo. La Lamberti dallo spioncino della
            porta vede i grossi denti bianchi del cavallo e grida che non
            apre…La Lamberti si è barricata in casa da quando sono apparsi i
            primi cavalli in città. Sulle prime ha creduto ad una parata in
            onore della Notte dei Botti, un festeggiamento come gli altri. Ma
            poi arriva trafelato suo cognato che vuole cambiarsi, che non può
            mica stare per tutto il tempo con l’accappatoio e dice che in città
            scorrazzano centinaia di cavalli e che bisogna chiudersi in casa.
            Sospesi tutti i festeggiamenti finchè la situazione non sarebbe
            tornata normale. E così, insieme avevano spostato i mobili e li
            avevano trascinati dietro la porta e dietro le finestre. 
              
            Il nitrito del cavallo
            di Monno risuona per tutto il palazzo, i condomini gelano dal
            terrore, mentre altri cavalli si staccano dal branco e rispondono al
            nitrito. Dieci cavalli ora fanno ressa sul pianerottolo e col muso
            lungo ora spingono contro la porta. La porta cede, la porta ora
            rovina sotto i calci poderosi. I cavalli entrano marciando
            all’indietro e scalciando. Una volta dentro sbuffano,
            s’impennano ma se ne stanno tutti da un lato, lasciando cadere
            grosse polpette di escrementi sul tappeto della Lamberti…La camera
            da pranzo puzza anche perché i mobili dietro la finestra non fanno
            passare aria… 
            E allora? dice Monno
            accarezzando la criniera del suo cavallo. E allora? dov’è che ci
            sono le infiltrazioni? Eh, dove sono queste infiltrazioni? Il
            cognato della Lamberti si rinserra nel suo accappatoio e si fa
            avanti. Dice che le infiltrazioni sono sul soffitto. Monno alza la
            testa ma non ci sono infiltrazioni…c’è solo merda di cavallo.
            Sul soffitto c’è solo merda di cavallo. Prende la spade e con la
            punta raccoglie un po’ delle polpette dal pavimento e le
            scaraventa in alto, contro il soffitto. Ecco, c’è solo merda sul
            soffitto, non ci sono infiltrazioni. Le polpette restano appiccicate
            solo per metà, ma poi si sfilacciano e centellinando ricadono sul
            tappeto. Uno di questi sfilacciamenti va a finire nel cappuccio
            dell’accappatoio del cognato della Lamberti. Ora è nudo che
            scappa di là che vuole lavarsi e vestirsi ma due cavalli, di
            traverso, gli sbarrano la strada… 
              
            I satelliti hanno
            annusato l’odore dei cavalli…I satelliti hanno fotografato
            tutto…Il Concessionario resta lì con la testa dell’Avvocato
            finchè non arriva il Barman, fin lì nascosto nel retrobottega. I
            cavalli sfrecciano al di là delle vetrine. Il Barman raccoglie la
            testa con due tovaglioli e la mette nel grande frigo dei gelati.
            Dice che è per la moglie del povero Avvocato…Ma poi tira su il
            Concessionario, gli offre da bere. Non ci riusciranno, dice, non ci
            riusciranno mai! Dice che anche tutte le mandrie di cavalli della
            terra non riusciranno mai, che ormai sono tutti dei perdenti, sono
            residui di una battaglia persa tanto tempo fa, che bisogna avere
            solo un po’ di pazienza ma poi tutte le cose ritorneranno a
            posto…Allora il Concessionario prova a parlare, con il bicchiere
            che gli trema in mano, prova a parlare e dice che quando tutto
            ritornerà a posto anche la testa dell’Avvocato tornerà al suo
            posto. 
            Il Barman è
            soddisfatto: è così, la testa ora è nel frigo dei gelati per
            tenersi bene, per tenersi finchè non arriva la moglie. 
              
            Poi sarà la moglie a
            decidere…Guarda malizioso negli occhi del Concessionario: non si
            sa mai…Può darsi che la moglie decida che va bene così, che non
            c’è bisogno che tutto, proprio tutto, ritorni al suo posto…Sai,
            dice, certe cose noi non possiamo saperle…che ne sai…magari la
            moglie non aspettava altro…i cavalli, chissà, i cavalli hanno
            fatto al caso suo… 
            Il Concessionario
            abbozza un sorriso, ha capito, non c’è che dire: il Barman è
            proprio uno in gamba. D’altra parte non era stato lui, proprio
            lui, a organizzare il regalo per il Sarto? E’ proprio in
            gamba, si. 
              
            I satelliti hanno
            annusato l’odore dei cavalli…Monno sale al piano superiore, dove
            si trova l’appartamento di Luisa. La porta è aperta: c’è Luisa
            che accarezza la criniera di un puledro. E dunque, dice, la smette
            la Lamberti con la storia delle infiltrazioni? Luisa è tranquilla e
            va a preparare il caffè. Dalle finestre in basso si vedono i
            cavalli sfrecciare, gente aggrappata alle code, gente che tenta di
            montare. E si vedono anche corpi calpestati e rovinati dalla furia
            degli zoccoli. 
            Monno si tocca la
            pancia e il brutto ricordo della testa dell’Avvocato. Dobbiamo
            farcela, taglia corto. Monno: dobbiamo farcela con quello che
            abbiamo…Voglio solo dirti che Scriba è vivo e che sta
            raggiungendo la cima dell’autostrada dove troverà forse i
            Resistenti…Di sicuro cercherà di mettersi in contatto con
            noi…Hai chiamato il Sandri? Si, gli risponde subito Luisa, ma
            vuole dire che non ci spera tanto nel Sandri. Ad ogni modo, Luisa
            aggiunge, ad ogni modo sono abbastanza calma…Ma dimmi, Monno, dove
            li avete trovati tanti cavalli? Monno appoggia la tazzina sul tavolo
            e si alza per andare: non ho tempo per spiegarti… Dice che deve
            tornare per strada, che bisogna beccare il Presidente
            dell’Associazione…Che devono scovarlo in qualche ufficio, o in
            qualche bar…Pare che l’associazione stia per diramare un
            documento di adesione alla Notte dei Botti.. Questo complicherebbe
            di molto le cose…Se tutti i trasportatori si sentissero obbligati
            ad aderire alla Notte dei Botti davvero non basterebbero tutti i
            cavalli della terra: i trasportatori sono in bilico tra loro e
            noi…Se non riusciamo a trattenerli, a convincerli a stare dalla
            nostra parte, crederanno alle balle della Notte dei Botti. Ecco
            perché bisogna beccare presto il Presidente dell’Associazione! Ad
            ogni modo, Luisa, arriverà qui il Singa. Insieme andrete alla
            libreria del Sandri che è l’unico posto sicuro in questo
            momento… 
            E in quella il Singa fa
            capolino dalla porta aperta, è in groppa ad un cavallo. Fa anche il
            buffone, si tiene con una gamba sola, si regge sulle mani, dice che
            Luisa può stare tranquilla con lui che i cavalli li conosce bene… 
            
              
              
              
            
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              PARTE TERZA 
             
           
         
        
          
            
              
                
                
              
              Capitolo quindicesimo 
              
              
            Quello che Scriba sente
            adesso è puzza di bruciato. E’ quasi del tutto sveglio. La bici
            appoggiata alla scarpata, gocce di rugiada, profondo sonno per
            qualche ora. Quella che si sente adesso è puzza di bruciato e un
            dolore alle ossa che non provo neanche a muovermi. 
            Giù dalla scarpata,
            verso un paese… 
            Niente elicotteri,
            nessuno. 
            Quello che c’è :
            orbite senza occhi, crateri fumanti, quello che resta, ossa e
            capelli, scarpe, borse fumanti nei crateri, lembi di vesti,
            occhiali, lattine nei crateri, lattine crepate, bottiglie, vetri,
            lembi di vesti fumanti… 
            Uno sparo. Eco di uno
            sparo. Bum! eco di un Bum!…Bum!…Bum!… 
            Bum! attraverso
            l’asfalto, da scaglia a scaglia, da perla a perla, trafiggendo le
            croste, bucando le bucce, slittando sul dorso ondulato e coriaceo,
            nero e bianco catramato… 
            Bum! 
            Per la curva deformata
            del guardrail, rotola il sibilo, di sponda in sponda. Uno sparo che
            bucando la notte mette in allarme i casellanti, si allarga rovinoso
            tra i casolari…Pattuglie della Volante che prendono il volo, bum! 
            E dove c’era la
            parlata fluente del conduttore e il loquace silenzio della valletta,
            lo sparo pietrifica la lingua. E dove c’era l’annuncio dei
            fortunati vincitori della lotteria, l’eco del sibilo cancella le
            matrici dei biglietti, sconvolge gli abbinamenti, fa schizzare
            lontano i numeri spaiati. 
            Mattina con in bocca il
            sapore dei numeri spaiati e della polvere da sparo. 
            E si fanno gargarismi e
            si usa il gel per le gengive e si sputa, si sputa ripetutamente e si
            fanno gorghi di saliva con la polvere da sparo. Luce e polvere, luce
            polverosa che si scioglie nell’aria e nell’eco il bum! di uno
            sparo. Ci si alza, ci si lava, ma la polvere è sulle finestre, sui
            davanzali, tra i gerani. La polvere è sui cardini e fa gracchiare
            le porte. Si entra e si esce dal bagno seguiti da cigolii
            orribili…La polvere non va via. Ogni spazzolino è ricoperto da
            una spessa patina di polvere che non si scioglie. E dai casolari, ai
            lati dell’autostrada, i condomini si sbracciano e urlano. A torso
            nudo sui balconi, con le asciugamano sulle spalle, urlano e
            sbracciano. E chi non si sbraccia alle finestre, insiste coi cardini
            delle porte, graffia con la carta vetrata, bagna di olio tutto lo
            stipite, raspa. Porte fuori dai cardini e polvere da sparo. E c’è
            chi dice che tutte le case possono esplodere, che salta una porta le
            altre a ruota e la casa intera: Bum! Piccoli scoppi infiniti sotto
            tutte le porte fanno un rombo continuo e sordo come di tuono
            lontano. Dall’autostrada quel rombo. Sordo, continuo, ostinato,
            insaziabile. 
            Dalla chiesa del paese
            il rombo è più forte, il grande portone, il vecchio portone: ci
            sono i topi di sotto che lo fanno ballare, ci sono i peccati che lo
            fanno ballare. Il parroco annuncia una processione: che vengano dai
            casolari, ci troveremo tutti davanti al portone che balla. 
            La polvere negli
            strumenti di precisione. 
            La polvere nelle
            bussole e le navi riprendono il largo o, al contrario, sono di nuovo
            visibili dai porti. L’imbarazzo dei saluti appena consumati e già
            tutti da rinnovare…Gli aerei salgono o scendono di quota, si
            schivano a vista, atterrano con la fortuna e il suo favore…I
            telefoni cellulari emettono suoni senza comporre il numero, tutti
            gli apparecchi improvvisamente clonati e rapiti dall’universale
            pirateria dell’aria… 
            Luce polverosa che si
            scioglie nell’aria del mattino. 
            La lucidità. Cos’è
            accaduto in queste ore? Il sonno è un conforto per l’ansia ma è
            sottrazione, un andar lontano senza muoversi. Cos’è accaduto in
            queste ore? Il Bum!, la Notte dei Botti, l’autostrada, gli
            Accertamenti, gli elicotteri, il tipo dell’autogrill, la puzza di
            piscio, il gran caldo, i giornali, la puzza su ogni cosa, la
            ressa… 
            La lucidità è
            sentire, annusare, toccare… 
            Svegliato dalla
            polvere? I Resistenti. In cima all’autostrada, i Resistenti… 
            Scriba si stropiccia,
            si stiracchia, sprizza dalle mani l’umidità della notte, si
            raggomitola ancora, poi si stende, si alza in piedi e con fatica
            monta sulla bici. E pedala, pedala, pedala… Scivola giù lontano
            dalla scarpata. Verso il primo paese, poi riprenderà il suo
            viaggio, in cima all’autostrada …Prima deve comunicare con la
            città. I dormienti sanno almeno quanto i desti ma non lo dicono,
            non sanno dirlo…Deve assolutamente comunicare con Luisa, con i
            ragazzi, con Singa, comunicare col Sandri, la bicicletta già tutta
            rovinata…E infine i Resistenti…Cosa sanno, come agiranno? Le
            cose nascono già viste. Una volta nate vengono ripetute fino
            all’insensatezza. Le cose nascono già viste. E senza paternità.
            Sono lì e urlano. E’ più luce o più polvere che si scioglie nel
            mattino? Pedalare sui sassi, il culo che fa male, i polpacci
            contratti, la schiena a pezzi. Ma almeno Scriba vede già le prime
            case e la strada con tanto di asfalto. E sull’asfalto i ragazzini
            che vanno a scuola, le cartelle colorate, bici e moto ferme ai
            semafori, auto in doppia fila. 
            La foschia che si
            dirada, i fari, le bocche che sanno di dentifricio, le borse, le
            mamme di corsa, i tabaccai, i bar, la pressione che monta nelle
            macchine del caffè. Paesi che fanno cose come città. Chissà la
            Notte dei Botti qui. Ogni luogo avrà avuto la sua. 
            Scriba si avvicina
            all’edicola, chiede al tipo invisibile dietro ai giornali se
            avverte anche lui la puzza di polvere da sparo. Il tipo non tira
            fuori la testa e risponde seccato che qui ci puzza sempre…può
            darsi che la puzza sia di polvere da sparo…può darsi…La moglie
            del tipo tira la testa fuori, solo la testa incollata sulla barriera
            dei settimanali, la bocca si apre per comporre parole e dice che qui
            ci puzza sempre… che mica la distingui la puzza…è merda, è
            gas, è gasolio, uova marce, chissà…forse anche polvere da
            sparo… 
            Scriba entra in un bar.
            Siede ad un tavolo e scrive. Chiede al barista degli elicotteri.
            Questo qui gli risponde: Si, un po’ di casino si è sentito. Ma
            era sull’autostrada. Un inseguimento, una sparatoria, oppure un
            incidente, un ferito da portar via. Con i clienti al tavolo, e il
            biliardo…un po’ di casino, si, si è sentito, ma chissà… 
            Scrive. Poi chiede di
            un posto per spedire un fax. 
            I Resistenti. Quanto
            cammino; quanta strada per le circonvoluzioni dei cervelli, per i
            pantani dei neuroni, le sinapsi spezzate, i riflessi condizionati,
            le inerzie, e la paura che cresce dentro, la paura che domani non più… 
            Una sparatoria, oppure
            un incidente. La lucidità è nel naso. Qui nel bar c’è odore di
            sonno anche se tutti sono già ai loro posti, avvio difficile,
            trascinamenti, ci si alza come per tuffarsi, l’attimo di silenzio,
            niente ragioni, niente scopi. Ci si alza e basta. Membra addossate
            le une alle altre, nei letti, i grovigli di stanchezza, il sudore,
            come all’autogrill, il puzzo…Il puzzo…La lucidità ha di
            fronte il male, lo ha nelle radici, lo inspira. 
            Scriba scrive e cerca
            il fax voltando l’angolo. 
            Il sole ora è lì.
            Neanche tutta la monnezza orbitante, ancora una volta. Neanche il
            puzzo di piscio, di gomma bruciata. Neanche il puzzo di polvere da
            sparo…E’ lì. E sotto di lui, sotto, tutto il resto, Singa,
            Monno, Nanna, Pippo, Sandri…Luisa…I Resistenti…I Resistenti?
            In cima all’autostrada. 
            Durante la notte,
            riparati in qualche buca, ai piedi delle scarpate, in qualche
            casolare, o nascosti in qualche appartamento di città, sotto falso
            nome, come un tempo…E sopra di loro gli elicotteri, i
            fari…Alcuni saranno morti e i corpi saranno ancora riversi
            sull’autostrada. Tra carcasse di auto e buche nell’asfalto. I
            Resistenti in cima all’autostrada ed io qui. Il Sandri, lui si,
            potrà far sapere. Farà sapere e capirà. Anche Luisa capirà. E
            poi chissà…I Resistenti staranno già venendo giù, saranno già
            ripartiti dopo aver seppellito i loro morti sul ciglio
            dell’autostrada…Saranno in tanti, ci saranno anche quelli dei
            casolari, quelli dei paesi…S’ingrosseranno scendendo, a valanga,
            saranno in tanti, in tanti… 
              
            Scriba sa che non
            bastano cavalli e cavalieri. E sa anche che il segno più sicuro del
            passaggio della Notte dei Botti è la normalità del
            paesaggio…Scriba cerca il posto da dove spedire i fax, frasi su
            frasi per assediare la Notte dei Botti…Non mappe né indicazioni
            strategiche per Sandri, per Singa, per i ragazzi del Centro…Ma
            solo un assedio di parole, forse una luce… 
            Spedisce i fax al
            numero della libreria del Sandri, se è ancora in piedi…La gente
            nel bar dove ha chiesto informazioni era tranquilla…Nessun
            riferimento alla Notte dei Botti, agli elicotteri…Avranno pure
            sentito il fracasso degli elicotteri! Niente: caffè, cappuccino, brioches,
            il biglietto della lotteria…Niente….Spedisce i fax. Frasi su
            frasi, un racconto sulla Notte dei Botti, quello che ha raccolto dai
            sogni, la signora Lamberti e il cognato, il sogno di Tirabuoni, il
            taglio della linea dell’orizzonte, la festa per strada al tempo
            del Grande Scroscio...Frasi su frasi, un racconto sulla Notte dei
            Botti...Un racconto obliquo come è obliqua questa Notte… 
            Scriba è convinto che,
            in mancanza dei nomi degli appartenenti all’Associazione, il
            racconto potrà dare indicazioni oblique per un bersaglio
            obliquo…Spedisce i fax, uno dietro l’altro, e spera che a
            riceverli vi sia il Sandri e non una pattuglia per gli
            Accertamenti… 
              
              
              
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            Capitolo sedicesimo 
            
            Singa non va in giro in
            groppa ad un cavallo, come nel sogno di Scriba. Singa quando Monno e
            Nanna se la sono svignata, prima delle mazzate e dello sgombero,
            Singa ha mollato la chitarra...Ha portato in salvo un po’di
            materiali dal Centro e se non fosse stato per il Sandri a
            quest’ora non restava proprio più niente…Il Sandri sarà pure
            uno fissato col virtuale, un teologo della tecnologia, come disse
            Scriba, però è uno che all’occorrenza non ti lascia nella
            merda…certo smadonna un casino prima di alzare le chiappe, però
            poi ti dà le chiavi della libreria…E in quel casino di
            Accertamenti non è mica una cazzata! E così il Sandri si è messo
            a cercare via Internet quelli di Amburgo e abbiamo saputo dei
            trecento morti che nel fuggi fuggi delle esplosioni chi poteva
            sapere…E invece quelli da lontano hanno avuto tutte le
            informazioni e allora per sapere cosa succede in città bisogna
            chiederlo a loro…Gli Accertamenti non possono fare niente contro
            la Rete! Il Sandri sarà pure uno fanatico ma senza la sua libreria
            saremmo davvero isolati, senza neanche il fax. Da qui qualcosa si può
            fare…Singa non va in giro in groppa ad un cavallo, come nel sogno
            di Scriba…Sta lì, al fax, legge tutto, cataloga le notizie sugli
            Accertamenti, mette la bandierina sulla carta per indicare dove sono
            le pattuglie… 
            Singa lavora anche se
            gli brucia il naso…Da stamattina la gente per strada c’ha tutto
            il naso rosso, il naso che brucia. E’ per la polvere da sparo che
            è nell’aria…Ce n’è tanta che non si può respirare. Una
            puzza di zolfo che la gente cammina col fazzoletto al naso…Singa
            col naso rosso per la polvere inquadra con la torcia il primo fax di
            Scriba. Singa non ci capisce granchè e non solo perché non c’è
            abbastanza luce sul foglio. Gira e rigira tra le mani il fax, è
            appena leggibile…Frasi che hanno a che fare con un autogrill in
            cui si sente un forte odore…Anzi puzzo di piscio
            dappertutto…Sugli scaffali, sulle merci esposte…Puzzo di piscio
            ovunque…Singa chiama in soccorso il Sandri e cerca anche
            Luisa…Roba del genere può farla solo Scriba, stranezze del
            genere… Singa non capisce una minchia ma Sandri arriva e dice che
            si tratta di quello che Scriba ha visto al km 154, dove hanno
            ritrovato la sua auto. Singa continua a non capire allora Sandri
            spiega che è un messaggio in codice, che non poteva mica parlar
            chiaro…E’ per sfuggire agli Accertamenti…Intanto il fax
            continua a spremere fogli…Fogli pieni di frasi…Singa con la
            torcia inquadra gli ultimi fogli spremuti…Frasi che riguardano la
            pioggia, il Grande Scroscio, il bar e l’Avvocato, il
            Concessionario, il regalo del Sarto…Ma che cazzo vuole dire? Singa
            ci rinuncia ma il Sandri sembra molto concentrato su quelli frasi,
            chissà che ci legge, il Sandri… Sandri dice che quella del bar è
            un’inchiesta mascherata, che c’entra un’Associazione, che
            c’entra la Notte dei Botti…E’ un’inchiesta: tutte quelle
            frasi, è un’indagine, è per loro e per i Resistenti…Solo che
            è tutto in codice…Tutto in codice, maledizione! Sandri continua a
            leggere: qui c’è un tale Tirabuoni che sviene e fa un sogno, qui
            il sogno è tutto confuso, parla di un tale Nocetti che taglia il
            filo dell’orizzonte…E’ tutto in codice…Singa si porta il
            fazzoletto al naso, gli brucia da morire…Sandri è convinto che
            prima o poi usciranno fuori i nomi dell’Associazione, nomi da
            comunicare a quelli di Amburgo e, attraverso di loro, ai Resistenti.
            Perciò si concentra su quelle frasi. 
            Intanto arriva anche
            Luisa. Fa un gran casino con la saracinesca che ci fa venire un
            colpo. Non riesce a passare, striscia sotto, batte la testa, un
            casino infernale, con le pattuglie che stanno laffuori e che non
            aspettano altro…Luisa racconta del bar, dice che di Scriba non
            sanno niente…Quale bar? E così si scopre che quel bar è lo
            stesso del racconto di Scriba…Sandri dice che è un indizio,
            questo…Ora è Luisa che non capisce una minchia di quello che
            stiamo dicendo. E allora il Sandri le spiega tutto, le frasi, i fax,
            il codice segreto…Luisa riconosce i racconti, dice che Scriba da
            un po’ di tempo ce l’aveva su con gli autogrill, dice che ogni
            volta che entravano in un autogrill diceva che sentiva puzzo di
            piscio…Luisa ci pensa su… Cerca un nesso…Però poi quasi urla
            quando ci avverte che la signora Lamberti col cognato ha organizzato
            un corteo di condomini…Che ce l’hanno proprio con noi…Dice che
            questi son capaci di tutto… 
            Sandri spegne la torcia
            e ci dice di star zitti che sente un rumore proveniente dalla
            saracinesca...Non respiriamo neanche…Niente. Niente: Falso
            allarme. Intanto la storia dei condomini mi fa una grande strizza.
            Sandri è il primo a parlare dopo i sorci verdi…Sandri dice che
            quei fax sono diretti ai Resistenti…Che magari Scriba si è messo
            d’accordo con qualcuno incontrato nell’autogrill e lì hanno
            deciso il codice…Ma qui di Resistenti non c’è neanche
            l’ombra…E quelli di Amburgo non dicono nulla di nuovo… 
            Luisa con la torcia
            illumina altri fogli: c’è un racconto che nomina Monno e Nanna,
            che parla dello sgombero del Centro…Allora Singa si fa più
            sotto…Lui riconosce bene tutta la situazione, vede anche il suo
            nome scritto, le due note di chitarra sparate alte… Singa dice che
            le cose quella notte sono andate proprio così perché quando sono
            arrivate le pattuglie le festa dei neri era già finita…Però
            l’essenziale c’è…Il Singa dice che quei fogli son proprio
            diretti a lui. Piazza meglio la torcia e legge e rilegge da cima a
            fondo… 
            Dopo un po’ il Singa
            si alza, spegne la torcia e dice tutto incazzato che stanno perdendo
            tempo con queste stronzate! Che Scriba è uno che lavora di fantasia
            e che quella roba lì non li tirerà mai fuori dalla merda…Perché
            quello che serve ora è sapere dove possiamo nasconderci, dove si
            possono trovare delle armi, dove passano le pattuglie… Questo
            serve ora! Non queste menate! Luisa vorrebbe scappar via ma il
            Sandri la blocca con un braccio. Il Sandri è ancora convinto che
            quei fogli sono messaggi in codice, non fantasie…Che se uno è
            capace di leggerci dentro, senza fare lo stronzo, qualcosa di utile
            ci tira fuori… 
            Ma qual è questo
            codice? Il Singa non ce la fa più…Questo qui si trova
            sull’autostrada e si fa tante belle seghe su quello che succede in
            città. Ecco il codice qual è! Se avesse saputo qualcosa di utile
            ce l’avrebbe detto e invece noi stiamo qui a rischiare la pelle,
            mentre lui se ne sta a scrivere e a spedire dei fax, al sicuro!
            Singa ormai urla: ma volete capirlo che ci siamo noi nella merda?
            Volete capire che chi rischia davvero qui sono i ragazzi che sono
            andati in giro a fare le foto degli Accertamenti? 
            Per tutta la città i
            superstiti del Centro a fotografare gli effetti degli Accertamenti.
            I nasi, soprattutto i nasi…Singa si tocca il suo col fazzoletto. I
            nasi irritati, con le piaghe, i nasi con le piaghe…Ecco cosa
            fotografano i ragazzi del Centro…Ci saranno almeno le foto di
            tutto questo macello…E le foto faranno il giro del mondo…E i
            nasi con le piaghe appariranno su tutte le tivvù del mondo…E
            tutte le diplomazie del mondo saranno imbarazzate da tutti quei
            nasi….Nessuno potrà dire che la Notte dei Botti non ha fatto
            vittime! 
            Luisa guarda con
            tenerezza il naso di Singa, coperto dal fazzoletto. Si rivolge al
            Sandri: Scriba ce l’aveva su anche con quelli del bar…Al bar
            diceva che ci andava solo per raccogliere informazioni…Che quel
            Concessionario, quell’Avvocato e quel Barman gli puzzavano…Che
            quello non era solo un bar ma una centrale… 
            Singa si volta
            dall’altra parte, prova a soffiarsi il naso. 
            Sandri ascolta, pensa
            che qualche dettaglio potrebbe aiutarlo…Pensa sempre al codice, il
            codice…In quei fogli si parla del bar, dell’Avvocato, del
            Concessionario…Che ci sia qualcosa a che vedere con le automobili?
            Con i trasporti? Luisa non lo sa. Sa solo che quelli del bar è
            gente di merda. 
            Singa rinuncia a
            soffiarsi il naso e borbotta che almeno i ragazzi sono fuori a
            scattare le foto… 
            Quelli del bar è gente
            di merda. E allora? Non ci cavi niente da lì. Eppure fogli su fogli
            su questo bar del cazzo! Cosa vuol dire? E quali informazioni Scriba
            avrebbe ricavato da questi del bar? Sandri avvicina la torcia ai
            fogli che stanno arrivando in questo momento. Anche Luisa si piega
            sui fogli…Sono versi, dice…Addirittura versi…Il Singa lascia
            perdere il naso e si avvicina. Questa, poi! E di che cazzo parlano
            questi versi? Di Monno che arriva all’autogrill al km 154…Il
            Sandri legge ad alta voce, con un filo di voce, ma ad alta voce… 
              
            
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