La poesia di Biagio Cepollaro

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Epistole, 1996

 

   

 

epistola di rimbaud e marinetti

 

 

per scrivere sta attento all’uso come cambia e come si rovescia

nell’opposto il segno dell’antico: pensa a rimbaud e pensa anche

a marinetti: sono dentro ora capovolti nella generale percezione

 

della rivoluzione terza industriale e sono matrici nuove: l’uno

degli alterati stati di coscienza del sabato sera l’altro d’esistenze

solo virtuali. l’una e l’altra fioriscono oggi l’estetica del capitale

 

 

epistola dell’utopia  

 

non c’è un’idea precisa né un’utopia edificante: troppi

morti a ricominciare daccapo. è nel mezzo delle cose che si spera.

le cose sin dall’inizio e da sempre sono già tutte cominciate

 

le puoi spostare e farci un po’ di spazio si può

ad esempio per tutti ridurre l’orario di lavoro e far perno

una volta tanto sui viventi contro i morti gli zombie cioè

i monetari

fondi

 

 

epistola del giovane poeta

 

cos’è che si macina coi versi non so: è il disparato il qui e là

di sbieco che non l’avresti mai detto anche lui tornato dentro

al cerchio. ti dissi più giovane il tuo verso ora è già perfetto

 

e chiude

 

ma appunto è questo che non va: aprilo e sopporta il caso dentro

al tuo casino e le cose che vengono e quelle che da prima ci sono

e ti fanno. allora la forma non è fatto di testa e il verso conta

 

 

epistola del dolore del mondo

 

no la poesia non racconta il dolore del mondo quello se lo cucca

intero e muto chi ce l’ha e i nomi non son quelli dei detti muti

ché non sono affatto nudi. li riveste come sempre l’immediato

 

non già il prete ma qualche divo dal super mercato o anche l’altro

pur che non faccia troppo lungo il suo discorso: sia del tipo: cambia

la cosa da domani ori pioveranno dalle implose macerie dello stato

 

 

epistola della corda del basso

 

per scrivere sta attento a che il ritmo se ne stia

sotto e buono che la rabbia stia tutta nella corda

del basso mentre la voce articola il suono e sia

 

il suono a chiamare a raccolta il senso: il logos

tuo e di altri si scoprirà alla fine nel martello

del dire: questa è la poesia che puoi fare e basta

 

 

epistola dell’immanenza

 

per scrivere sta attento all’uso che non è diretto eppure

direttamente centra il maltolto. è un ago o anche pugnale

di concetto da piantare in mezzo al sistema dei transistor

 

colpendo la testa e dove porta. non è luddismo né ludico

gioco di parole: è un puntare al cuore presa mira nuova

a far fuoco se rigenera il fuoco alla fenice l’immanenza

 

della vita

 

 

epistola dell’attuale e del presente

 

ora che l’attuale ha distrutto il presente il poeta si sgancia

dall’orbita sua rarefatta mediazione di una lotta acuta

per il gusto vaga ma testarda allusione per moti di dire ai fatti

 

e in libera caduta fa del suo dire un’energia pratica nascente

rivolta a ciò che di fatto si muove che non è più solo economica

voglia ma investe l’intera produzione di simbolica proprio a mezzo

 

di lingua

 

 

epistola del poetico consolidato

 

raffinato effettaccio il poetico consolidato è tutto qui l’impaccio

di oggi ancor più grave che anche il claunesco reparto è in esubero

per troppo mercato. la poesia sposta una volta ancora il suo tiro ma

 

lo stesso resta il bersaglio. l’arte del dire c’ha pure dentro inserita

una promessa del fare se è arte buona è già una prova di ciò che si può

o non si può creare. e vale per tutti i paraggi dei mondi e per i linguaggi

 

 

 

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