La poesia e l'arte di Biagio Cepollaro

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la prosa

 

 

Nota dell'autore
Quando Francesco Forlani da Parigi mi telefonò e mi chiese se ero d’accordo a pubblicare con Miraggi di Torino la mia La notte dei botti ne fui contento e molto meravigliato. Si tratta di una prosa scritta tra il 1993 e il 1997 su stimolazione diretta di Nanni Balestrini che mi spronava a cimentarmi con la forma del romanzo, ora che si era da poco conclusa l’avventura poetica del Gruppo 93.
Erano anni cruciali non solo per la narrativa (stava per esplodere proprio da lì, dai convegni di Ricercare di Reggio Emilia, il fenomeno letterario dei Cannibali, fortemente voluti da Renato Barilli e dallo stesso Balestrini) ma cruciali anche per l’Italia alle soglie di un ventennio politico che per alcuni di noi si profilava oscuramente come una notte lunga, la vera notte della Repubblica, un tunnel interminabile. 138
Il romanzo iniziò a baluginare a Milano, ascoltando i linguaggi contrastanti dei giovani del Leoncavallo e i gerghi degli imprenditori che incontravo nello storico Lucky bar, il posto che frequentavo con Gianni Sassi e dove arrivavano le telefonate di John Cage da New York.
Come di consueto ai convegni di Ricercare gli autori proponevano un capitolo del proprio romanzo e ad ascoltarli vi erano critici e consulenti editoriali. Tra questi un consulente di Feltrinelli mi si avvicinò interessato e mi propose di fargli avere l’intera opera. Sembrava orientato a pubblicare il romanzo ma poi all’ultimo momento cambiò idea per il timore di una non facile leggibilità. E così La notte dei botti restò, a partire dal 2003, in formato pdf sulla rete, all’indirizzo del mio sito www.cepollaro.it
Quando mi ha telefonato Alessandro De Vito per annunciarmi le bozze e l’invio della copertina mi sono proprio commosso: a 25 anni dalla prima parola scritta con la Olivetti 33 finalmente La notte dei botti passa dalla sua esistenza digitale alla vita vera e propria di libro.
B. C.

 

Cercando di capire che cosa sia accaduto nella “Notte dei botti”, un’umanità slabbrata e paradossale è costretta dalle autorità nello spazio chiuso di un autogrill che diventa un girone infernale postmoderno.

La scrittura visionaria di un grande autore, tra Ballard e Gadda, un romanzo profetico sulla notte della Repubblica, scritto più di trent’anni fa, che resta profetico anche mentre vediamo quelle previsioni avverarsi.

 

Giorgio Mascitelli “La notte dei botti, prima felice incursione di Biagio Cepollaro nella narrativa, si apre con l’immagine di un personaggio che pedala in fuga sul’autostrada cercando di raggiungere dei non meglio precisati resistenti: è un’immagine di rara potenza allegorica che parla dei nostri anni e introduce questo romanzo in cui la ragion poetica ci serve da guida per solcare la notte della ragione."

 

https://youtu.be/MvE00iLJdtA

 

 

“E se pure ci sono davvero questi Resistenti, come dicono, in cima all’autostrada, cosa potranno fare costoro?”

 È questa la domanda che ritorna capitolo dopo capitolo nonostante i terribili eventi in cui la città sta precipitando. È la Notte dei Botti  o secondo alcuni della Libera Espressione a far saltare ogni equilibrio, a scatenare ogni forma di violenza, dove il male non è mai banale nemmeno quando si consuma tra i piani di un condominio e ancor meno nell’autogrill in autostrada in cui la popolazione è stata trascinata e rinchiusa come negli stadi durante le dittature latinoamericane. Tirabuoni svelerà i piani della Grande Organizzazione? Un numero impressionante di personaggi, sostanzialmente divisi tra resistenti e collabò, nutre un paesaggio dove i pensieri e i sogni, i deliri e le allucinazioni si sovrappongono, fino a spiazzare il lettore, l’osservatore dei fatti. La lingua incalza, s’incarna, la lettera diventa corpo e trascina ogni cosa come un fiume in piena, un viaggio davvero al termine della notte.

La grande burocrazia con le sue parole d’ordine, i grandi accertamenti, si vuole impadronire di ogni centimetro di esistenza dei cittadini e lo fa scatenando l’odio tra i luoghi antagonisti come il Centro di Monno, di Nanna, di Singa, le librerie di quartiere e i legittimi abitanti, gli amministratori, i proprietari degli isolati. Ognuno rivendica la propria utopia: dell’ amor commune e del far casa appartata e del Gran Corpo. L’autogrill è il luogo dove si sta celebrando la grande festa, lo spettacolo dei grandi acquisti all’ennesima potenza quello che vede alla fine la disparizione di merci e consumatori. Scriba, in sella a una bicicletta e storto rispetto al corso degli eventi riesce a restare lucido insieme a pochi altri mentre gli elicotteri sovrastano i cieli e fanno tremare i vetri e la gente stipata negli angoli dell’edificio. “La lucidità è sentire, annusare, toccare... “ancora.

Ma i Resistenti capiranno la lingua obliqua dei sogni? Perché la Notte dei Botti è una notte obliqua che obliquamente persuade e obliquamente uccide... “ (Francesco Forlani)

Tra il 1994 e il 1997 mi dedicai alla stesura di un romanzo.Tornavano utili le esperienze accumulate con la dimensione poematica di Luna persciente e con le tematiche economico-sociali di Fabrica. Di fatto la stesura di quest'ultimo libro e del romanzo furono contemporanee.

Una volta ultimato il libro, lessi il primo capitolo de La Notte dei Botti  al convegno Ricercare 94, a Reggio Emilia. L'allora direttrice editoriale di Feltrinelli, dott.ssa D'Ina, si congratulò e mi chiese in visione il dattiloscritto. C'era, all'interno di quel convegno, l'ostilità di Renato Barilli che preferiva soluzioni più facilmente commercializzabili, più facilmente leggibili, con una serie di convenzioni ad hoc, come la prima persona etc etc.

E c'era chi caldeggiava il mio lavoro, come Cataldi o Luperini, preferendo una ricerca meno compromessa con le esigenze di mercato e più dipendente da scelte etiche ed artistiche di fondo. Alla fine la dott.ssa D'Ina mi scrisse una breve lettera in cui mi faceva una domanda quasi naive: 'ma come fanno i lettori?'

E così il libro non fu pubblicato da Feltrinelli. Uscirono invece dei capitoli in un'antologia di Zona Editrice e di una rivista milanese, Qui. Appunti dal presente.QUI

Su La Notte dei Botti  posso dire semplicemente che fu per me l'occasione per mettere su carta quanto temevo stesse accadendo o stava per accadere in Italia. Di qui il genere, in bilico tra fantascienza, fantapolitica e catastrofico...

Dal punto di vista tecnico, mi appassionavano la moltiplicazione dei punti di vista e la discontinuità spaziale e temporale, la discontinuità di registro tra i capitoli e quel protagonista strano, Scriba (ancora lui...) che andava in autostrada con la bicicletta...Armato solo dei suoi sensori e della sua inutile preveggenza, era per me l'allegoria della letteratura in quel passaggio così difficile per il nostro Paese...